Riccardo Mondo
1° classificato
Gli amanti
Lasciate scorrere gli amanti
tremuli al sole
ranicchiati all’ombra
accartocciati come foglie ingiallite
lasciamoli scorrere vibranti
gocciolano sulle rive di un plenilunio estivo
scivolano su clessidre impolverate
poveri eroi di un solo respiro
non chiedono né premi né pentimenti
è piombo la risacca al loro batticuore
di seta paiono i giuramenti
pronti a lacerarsi
lasciamo scorrere le loro mille eternità
tutte facilmente rinnovabili
un nodo scorsoio serra le gole
di insaziabile arsura
per odoranti pelli
rumori inconsulti
soffocate risa
prontezza alla follia
e ruvida attesa di miracolo
che in un ansa del cuore
una piccola morte accada
restituzione felice
al quotidiano giacere
su questa crosta di terra.
Monica Pronzini
2° classificata
Ha incontrato le esigenze di lui –
e ha abbandonato
i trastulli della sua vita
per fare il lavoro onorabile
di donna e di moglie –
Anche se le fosse mancato
nel suo nuovo giorno
ampiezza, forza, soggezione
o l’idea del futuro –
oppure il luccichio dell’oro
con l’uso si fosse sbiadito
Tutto questo rimane taciuto –
così come il mare
sviluppa perle ed alghe,
ma solo a se stesso sono conosciute
le profondità che queste nascondono
Senti! dicesti Il treno!
E puntando il dito
a fili tremanti nel vento
e gli occhi
di uno sguardo curioso
di bimbo
diritti al mio volto
tu non capisti
allora
quel suono straniero
né il mio silenzio
ti svela or ora
ciò che non vedi
eppure, ancora, il tuo dito
è proteso al cielo.
Mario D’Acunto
3° classificato
Nessuno
Nessuno chiederà, nessuno
Non ci troveremo nei discorsi di un Presidente, mai
Neanche tra i manifesti della Città o nei titoli di coda, una
traccia
Nemmeno potremo esibirci nei racconti sputati dalla
fantasia di un malato
Non viaggeremo nelle pause di riflessione degli addetti alla
Manutenzione.
Intorno ad ogni segno decifrato
una rissa di incauti e rozzi proprietari
indicherà il verso da seguire
Per ficcare chiodi d’acciaio nelle cosce candide di grasso
Per sentire il peso prepotente del tuo corpo dalla carne
straziata.
Nei posti di blocco ci lasceremo andare
a sollecite rimostranze
e ridendo davanti alle uniformi di ex-manifesti
ci accorgeremo di esistere ancora
e sarà bello come una volta
ascoltare i muri di pietra arrostirsi al Sole.
Cercheremo il delirio di esperienze indirette
di un gruppo di figli troppo viziati
che infastiditi da occasionali oscenità
non smuoveranno il Fiato della Legge
e gli applausi di spettatori mocciosi alla rassegnazione
ricorderanno le contrazioni di un autostoppista stanco.
Se mai giungeremo ad una Verità
lo faremo sbraitando nel delirio di una formica
che dice di essere Dio
e tra la folla pressante all’ingresso di uno Stadio Olimpico
Nessuno chiederà.
Simona Cocca
4° classificata
Nel mio museo
Voglio soggiornare in un salotto
tappezzato di quadri Pimpernel
e con al mio fianco
un grande orologio
che indichi sempre ore notturne.
Voglio entrare in quel bosco
dove l’amante del vivere
lascia gli uomini in balia della natura.
Diventano animali,
lussuriosi amanti di musica
e di movimento.
Mi opprime il desiderio del mare,
ghiaccio nordico,
accogli mendicanti
e nuotatori senza pinne
e, ancora, tre poveri e tre stracci.
Cadere poi nel mio stesso sogno
e svegliarmi con addosso
stracci bagnati
dalla saliva marina.
Rosalba Masone Beltrame
5° classificata
Dentro il ricordo
risalire alle fonti
immortali
Onde e scogliere
Incontro
ed è seduzione
Incendio di note
Rossa folgorazione
perché i cuori
- che non si scelgono –
(da sempre
dentro l’invisibile cerchio)
ardono
d’antico canto
L’incanto
di chi detiene la forza
che muove
il cielo e la terra
Una Fenice
che avvolge e lega
senza addentare
Simbolo magico
d’immenso
d’Eterno.
Enrico Brunella
6° classificato
Ho fragole
Ho fragole e ciliegi
nel mio giardino
freschi profumi
e fiori sbocciati,
e le canzoni dei merli
ma una pietra nel cuore
schiaccia ogni emozione
i tuoi occhi chiusi.
Mara Sansonetti
8° classificata
La corsa
Mi sei morto dentro
quell’unico momento in cui ci sei stato.
La tua falsa dolcezza,
ormai lontananza
torna ogni tanto in superficie.
È strano quanto sia difficile dimenticare
piccoli errori insignificanti
e avere così oscura e non conoscere
l’esistenza intera di chi ti ha amato.
Sola, continuo a sfogliare
le pagine di questo ironico passato
e mi chiedo se domani desidererò ancora.
Ora il mio «voglio» è morto
come nel giardino del re;
Prima sognavo corpi, anime che mi amassero.
Ora non vedo più niente di palpabile.
Non ci sono più sembianze da immaginare,
ma solo aria, vento, ossigeno,
la calma del lago,
la quiete dell’ombra,
la forza di un grido
che spezzi la morsa
di questa forza che combatto,
ma che mi tiene giù.
Aria, vento, ossigeno,
il vigore di una corsa
tra le braccia dell’arrivo.
Marco Spinicci
10° p.m
Non si può allungare il cielo
Ora posso solo dire
«Non si può allungare
in una giornata
questo cielo immenso»
eppure ci provavo
in giorni di tanti anni fa…
ricordo sferragliava al sole
l’inesausto treno
e, dondolando gli oleandri,
fuggiva implacabile nel cielo;
il mio respiro correva con lui
nei desideri:
trattenevo le rughe ostili
di mia madre
affannata per il calore
e, mentre ad una fermata,
m’invadeva nel grigiore dei binari
l’eretico profumo della nepitella,
cercavo di allungare
quell’azzurro immenso
oltre negli anni,
oltre la strada,
tenendone da solo i capi
come l’eroe del tempo.